Romana Marzaduri (Bologna – 1956) “Figlia di un decoratore, fin da bambina respira arte e colori. Anche lei decora e poi disegna e crea.” Si diploma come stilista e per vent’anni lavora nel mondo della moda, dopo un’esperienza di sei anni come grafica pubblicitaria presso agenzie. La sofferenza di una grave malattia la ferma. Poi la lotta e la vittoria. La pittura diventa terapia e attività principale in una serenità ritrovata, grazie anche alla pratica yoga. Il colore delle sue opere, allude ad alcuni aspetti profondi dell’animo, dei suoi rapporti con i sentimenti, la materia e la materialità, e funge da raccordo tra i mondi della passione e del realismo. In questo senso il panorama contemporaneo, offre come punto di riferimento il “realismo magico” di Hopper. Romana raffigura volti in interni rarefatti o paesaggi urbani nella loro mediocrità di tutti i giorni. E anche quando la vita pare esserci, prende il sopravvento la solitudine e il distacco. Le figure diventano quasi anonime in un realismo disincantato. Credere nella rappresentazione della realtà e nella fedeltà oggettiva della visione esprimendo la solitudine, la banalità, il consueto, in un esplosione di colori avvolta dal silenzio. Dipingere il contemporaneo vagamente un po’ fuori moda. Il taglio fotografico evidenzia emozioni, sensazioni, dolore e gioia andando oltre la semplice descrizione di ciò che viene rappresentato. La realtà è quella che si vede o quella che noi vogliamo vedere. Come dice la parola stessa, il “Realismo Magico” è una poetica situata a metà strada tra l’elemento magico, surrealista e la rappresentazione realista, senza tralasciare alcun dettaglio, ma con inserimento di elementi “magici” (a volte anche uno solo) descritti altrettanto realisticamente (ad esempio i personaggi di Walt Disney usati da Romana): L’idea dei suoi quadri nasce sempre “dal fatto” cioè dal vero: interni di case, metropolitane, luci riflesse della strada, scorci di strade dove l’immagine si spoglia da qualsiasi simbolo, per diventare un insieme di forme, colori e luce. Una sorte di tristezza e malinconia aleggia nei suoi paesaggi urbani, nelle camere di interni, nei caffè, l’arte di Romana è nella verità delle cose, lasciando allo spettatore l’immaginazione e la possibilità di decifrare emozioni attraverso la realtà dipinta nei suoi quadri.
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